CARO FRANCO BRUNO TI SCRIVO

8 Novembre 2006

 

Le considerazioni avanzate dal senatore Bruno, e condivise dagli oriundi Naccarato e Santelli, circa l’opportunità di modificare la legge elettorale per le elezioni regionali in Calabria mi spingono ad alcune riflessioni.

Premetto che la mia formazione politica è molto simile a quella di Franco Bruno e, aggiungo, di Piero Minutolo, anch’egli intervenuto nel dibattito.

Abbiamo solide radici nella Democrazia Cristiana e nel Partito Popolare. Partiti di grande tradizione democratica e pluralista nei quali le opinioni diverse erano elemento di ricchezza e non di contrapposizione. Ciononostante, non posso non verificare che poco o nulla trovo di democratico e anche di cristiano nel ragionamento che Bruno fa e con il quale legittima la sua posizione. Anzi, se qualcosa noto, è la consapevolezza di una resa quasi incondizionata di fronte ad una situazione che, anziché risvegliare i propositi di ragionamento e di rivalsa, di cui Bruno è capace, lo tramortisce lasciandolo impotente spettatore di eventi e di fatti che non riesce a fronteggiare.

In sostanza Bruno, e questo lo sottolinea molto intelligentemente Minutolo, vorrebbe delegare alle segreterie dei partiti, o a qualche altro espediente, le designazioni dei prossimi candidati al consiglio regionale delegittimando di fatto, e ancora una volta, l’elettorato calabrese che ha il solo torto di vivere e in una regione nella quale atti e comportamenti di una ben individuata classe politica non hanno saputo mettere freno al dilagante fenomeno della ndrangheta.

Ed ecco la medicina sbagliata della quale parla Minutolo.

Bruno ritiene che delegando a terzi la possibilità di selezionare i quadri dirigenziali, si elimina il pericolo delle collusioni e delle camarille. Ma Bruno è in buona fede quando fa queste affermazioni? Sinceramente, per come lo conosco, ritengo di si.

Il senatore cosentino della Margherita non ignora certo che nelle scorse elezioni politiche i candidati, salvo rarissime eccezioni, sono stati scelti per logiche e meriti del tutto estranei a logiche e meriti politici.

Franco Bruno sa quanta sofferenza morale hanno provato anche gli elettori calabresi che pur di votare il proprio partito hanno dovuto bere l’amaro calice di premiare i “migliori” delle segreterie politiche.

E dove sono finite le critiche alla legge elettorale del centro destra?

Se non fosse che conosco l’onesta intellettuale di Franco Bruno abbastanza per non dubitarne, penserei che dietro questi ragionamenti c’è qualcosa di utilitaristico.

Neanche un improbabile condizionamento mafioso, onestamente marginale rispetto alla popolazione calabrese, può giustificare la riproposizione del pastrocchio elettorale ideato per le passate elezioni centellinando fedeltà, subordinazione e ricompense. E a nulla valgono le assicurazioni che altre assemblee, magari quelle delle primarie, si occuperanno della scelta dei candidati. E’ passato, e spero per sempre, il tempo  dei congressi celebrati conteggiando pacchetti di tessere di iscritti immaginari.

Io non credo che questa logica ci appartenga. Non credo neanche che possa essere una logica lontanamente riconducibile a chi pensava alla riforma elettorale come ad uno strumento di maggior democrazia. È molto simile invece alla logica dei Podestà o dei Commissari Politici ma non certamente a quella cattolico-democratica degli Sturzo, dei De Gasperi e dei Moro, che, chi ha la nostra storia, deve necessariamente testimoniare con il proprio impegno.

Caro Franco, e consentimi il caro visti i trascorsi, ritengo per come ti conosco, che la tua idea fosse animata dai migliori sentimenti, tuttavia, quando il rimedio è peggiore del male si può correre ai ripari anzi, si deve fare una sana e corretta “autocritica” … ma forse anche l’autocritica non ci appartiene.

 

Sergio Nucci

Consigliere Comunale di Cosenza