CI SONO MOMENTI...

11/05/2016

 

Ci sono momenti nei quali è necessario affermare le proprie idee mettendoci la faccia. Ci sono momenti nei quali è necessario testimoniare il proprio impegno scegliendo il percorso più accidentato. Quello attuale è uno di quei momenti motivo per il quale con le donne e gli uomini di Buongiorno Cosenza abbiamo deciso di partecipare a questa tornata elettorale e sostenere in maniera convinta e leale Enzo Paolini.

Abbiamo scelto Enzo perché riteniamo sia davvero il sindaco ideale per Cosenza: per la conoscenza dei problemi, per il radicamento nella comunità, per la serietà dei comportamenti, per la linearità del percorso politico. Crediamo di rappresentare in una campagna urlata e, a volte, becera come quella attuale lo schieramento che parla dei programmi e della soluzione dei problemi rifuggendo la polemica spicciola o peggio il dileggio e l'offesa gratuita. Stiamo parlando dei nostri programmi e su come realizzarli. Stiamo incontrando i cittadini nei quartieri cittadini per ascoltarli.

Stiamo parlando di etica, di rispetto delle regole, di tolleranza, di competenza, di meritocrazia, di solidarietà. Siamo certi che così facendo raccoglieremo il consenso della nostra gente. Solo dopo il 5 giugno sapremo se i siamo riusciti a conquistare la fiducia dei nostri concittadini. Ma qualunque sarà l'esito continueremo il nostro impegno per la nostra Cosenza.

 

Sergio Nucci

Presidente "Polo Civico - Buongiorno Cosenza"

OSPEDALE, VERITA' E PROPAGANDA

02/04/2016

 

Su una cosa siamo d'accordo tutti: il Pronto Soccorso e l'ospedale di Cosenza presentano molte pecche da risanare al più presto se si vuole garantire il diritto alla salute di tutti i cittadini. Ben venga il nuovo ospedale, se non sarà la solita boutade, e non perdiamo tempo a litigare sul sito che dovrebbe ospitarlo. Mi sia consentito, invece, perdere un po' di tempo per rettificare alcune notizie pubblicate venerdì sui giornali locali. In merito alla grave situazione che ha vissuto il Pronto Soccorso cittadino nell'ultima settimana, ho letto l'intervento dell'ex sindaco che ricordava l'ordinanza, di circa due anni fa, con cui imponeva di assumere personale nel reparto più caldo dell'Annunziata. Occhiuto scrive che il suo ''atto è caduto nel vuoto'', ossia che l'ordinanza da lui emanata, contingibile e urgente per ordinare alla direzione generale dell'ospedale di assumere sette medici, non ha avuto un seguito. Occhiuto dimentica di aggiungere che la sua ordinanza è stata annullata dal Tar perché si trattava di un ''provvedimento illegittimo per difetto del presupposto della contingibilità e urgenza'' e insufficiente sotto il profilo delle motivazioni. I giudici fecero rilevare anche un ''difetto di potere'', visto che, in regime di Piano di rientro, ad assumere provvedimenti di questo genere sarebbero dovuti essere altri organismi.

É bene dare una informazione corretta e ricordare che non solo l'ordinanza è stata annullata, ma è costata ai cittadini la somma di 3500 euro per ognuna delle parti costituite in giudizio, oltre alla parcella del legale.

L'ordinanza, come in tanti hanno compreso già al tempo della sua emanazione, è stata un'azione di propaganda e purtroppo viene utilizzata ancora con questo scopo ancora oggi, in periodo elettorale.

Non si dica però che è caduta nel vuoto, come si vuol fare erroneamente credere, ma che il Tar l'ha annullata perché era un provvedimento illegittimo e che i cittadini hanno pagato una bella sommetta per la propaganda che l'ex sindaco ha cercato di farsi a spese degli altri.

 

Sergio Nucci

Presidente "Polo Civico - Buongiorno Cosenza"

LE MIE RAGIONI

11/02/2016

 

Quell'anno era il 1576. L'anno della peste bubbonica a Cosenza. La popolazione era in ginocchio, la città alla rovina, intere famiglie devastate dal morbo, uno scenario apocalittico che faceva invocare l'aiuto del divino. E su quella icona, quella della Madonna del Pilerio, comparve come una macchia scura: un bubbone pestilenziale, interpretarono. La madonna si era accollata su di sé il male della città, dissero. Poi fu il 1783 e la terra iniziò a tremare forte, ma così forte che si pensò alla fine del mondo. Anche in quel caso sul volto della Vergine notarono una crepa, forse l'estremo tentativo di salvare i suoi protetti, i suoi cittadini devoti. Quelle screpolature poi scomparvero, ma non del tutto. La cicatrice degli eventi rimane sempre, bisogna saperla portare. Fu così ancora e ancora, negli anni, nei secoli. Per i bombardamenti della seconda guerra mondiale, per altri eventi traumatici che portarono la popolazione a voler proteggere quel simbolo, il simbolo di una Protettrice che per salvare i cosentini è disposta a prenderselo tutto su di sé, il male.

Ma perché questo avvenga, perché l'enorme significato simbolico arrivi a tutti, perché il miracolo si compia, c'è bisogno di un ingrediente fondamentale, imprescindibile: che i cosentini riconoscano quale sia il male del loro tempo. Il male di questo tempo, del nostro tempo. Che non è l'urto violentissimo di un terremoto, non è la peste, non sono le bombe, ma forse... forse qualcosa di ancor più devastante, perché corrode dall'interno, assottiglia il senso di giustizia, corrompe gli animi più nobili, fa perdere la memoria.

Per essere combattuto, il male, va innanzitutto conosciuto e riconosciuto, da tutti.

E forse in questo abbiamo peccato, non io e qualche sparuto altro che abbiamo denunciato tutto dall'inizio, ma ora che siamo insieme, compatti e risoluti, forse era il momento di mostrarli tutti ai cosentini questi bubboni così grossi e purulenti da far peggio della peste, da dover sperare che non esplodano mai.

Se oggi guardassimo il volto della nostra icona, della icona della città, quante macchie vedremmo?

Aziende pubbliche

Un buco da 800mila euro all'azienda dei trasporti pubblici cittadini. Martoriata, quell'azienda, utilizzata a proprio uso e consumo personale. Mentre sugli autobus la giunta si faceva i selfie, qualcuno cercava di drenare, se non altro di denunciare, la profonda emorragia. E poi la solita protervia: bus che possono girare solo in città fatti sconfinare anche nell'hinterland, con l'effetto che quelle corse, non rimborsabili dalla Regione, perché illegali, devono pagarle i cittadini. Spese fuori controllo, stipendi del cda mai ridotti, lauti premi auto-assegnatisi dal presidente, concorsi bloccati, acquisti di vettori (vecchi) senza alcuna gara, perdite per i servizi navetta al Lungofiume e persino per la Circolare veloce, scale mobili da 100mila euro all'anno: tutto questo è Amaco, sotto il sindaco Occhiuto.

Incarichi

Non quantizzabili. Questa la prima cosa che viene in mente pensando agli incarichi per affidamento diretto e a cottimo fiduciario affidati dalla giunta Occhiuto ai propri soci di studio, sodali, amici e parenti. Un ricorso alle procedure senza gara che non ha (volutamente) una regola e per il quale ci si nasconde dietro un dito: affido tutto a quelli di cui mi fido. Questi però sono discorsi che vanno bene con chi mastica poco di politica, con chi si fa offuscare da ottocentomila euro di luminarie, con cementificazione di piazze e piazzette, marciapiedi e piste ciclabili. Chi lavora a queste opere? Come si aggiudicano gli appalti? Forse partecipando in solitaria come per i 22 milioni di euro di Piazza Bilotti? Chi e perché ha deciso che la Curia di Cosenza dovesse avere un business a sei zeri sui loculi del cimitero, mentre la parte comunale frana? Tremila loculi cimiteriali su un'area che è stata oggetto di una ordinanza di sgombero per frane... mentre le bare aspettano per anni una loro giusta sepoltura. Il cimitero dei ricchi, con la filodiffusione e quello dei poveri, che cade in pezzi. E poi i vasi comunicanti con la Provincia: se non ho dato un incarico qui, lo posso dare lì, “guadagnando” la fiducia di questo o quello nei vari Consigli...

Debiti

Quanti sono quelli accumulati dal Comune? Mutui pluriennali accesi per finanziare le opere in cantiere, ma nessuno, nemmeno i consiglieri comunali, conoscono il reale stato dei conti pubblici. Sappiamo che i revisori hanno mosso pesanti rilievi, ma in una situazione di ignoranza complice e diffusa ognuno può dire ciò che vuole, come per esempio che i conti siano in attivo... Cosenza è stata a rischio dissesto economico, dopodiché come molti Comuni si è tentata la strada del pre-dissesto, 150 milioni di euro prestati dalla Cassa Depositi e Prestiti e che i cosentini pagheranno per i prossimi trent’anni. Ci sono stati i rilievi della Corte dei conti, poi magicamente rientrati ai primi aggiustamenti. Ma nessuno, ad oggi, conosce il debito del Comune di Cosenza. Due milioni e 700mila euro di debiti fuori bilancio vi dicono qualcosa? Un milione e 800mila dei quali derivanti da “accensione prestiti”. Sentenze esecutive per oltre 800mila euro eppure paghiamo per le cause del Comune fior di avvocati …. O meglio fior di avvocato.

Il concetto di città

Il Castello Svevo è il simbolo di quanto abbiamo detto finora. Diventato poco più che un lounge bar, un simbolo della movida, lambito da luci psichedeliche, le stesse che colorano la nostra città rendendola simile a una Las Vegas di provincia. La comunicazione, grande fiore all'occhiello di questa amministrazione uscente, ha preso lo scivolone dell'architetto della Soluzione finale. Ricordate Himmler? Ebbene non credo sia stato solo una svista, ma un concetto più profondo: la storia non si può cancellare, ci hanno risposto. Ma è con questa storia che vogliamo promuovere Cosenza? Con la ricerca di un tesoro che non c'è? Con la dichiarata pura illusione di cercare per il gusto di cercare. Le feste, le sagre, il popolo che deve dimenticare, distrarsi. Sono questi i concetti tipici della destra, che si è incarnata perfettamente nello spirito di questa amministrazione che abbandona il Palazzo.

Il concetto di libertà

Il controllo totale della comunicazione, delle fonti di informazione. Vi fa pensare a qualcosa? Le voci critiche spente, perseguitate, messe alla berlina. I siti di informazione chiusi, i giornali amici, le persone scomode fatte fuori. L'attività dei consiglieri completamente annullata dalla non risposta, dalle carte nascoste, dalle delegittimazioni personali, odiose e vigliacche. Una arroganza supportata da opportune protezioni, quelle che forse oggi sono saltate. Una scorta personale che costituisce un costo per i cittadini, in una città che però si reputa amica. Allora perché? L'uomo solo al comando non ammette repliche, non tollera critiche, tenta di stabilire legami dando qualcosa a questo e a quello. Non esiste altro metodo di dialogo. E chiunque prende qualcosa, passa dalla sua parte. Anche gli spiriti critici. Gli aperitivi tutti insieme all'ombra di Santa Teresa e le voci che piano piano si spengono, le critiche che si assottigliano, lasciando il posto agli aedi della santificazione dell'uomo solo al comando: colui che ha ridato linfa alla nostra spenta città. L'uomo che ha acceso le luci.

Conclusioni

Cos'altro avremmo dovuto fare, lasciare che ogni giorno la coscienza dei cosentini venisse drogata da luci e lucine? Vi siete mai chiesti da dove vengono quelle luci? Vi siete mai chiesti chi hanno messo nella stanza dei bottoni per accendere questo immenso lunapark che è diventato la nostra città? E noi, noi cosentini, cosa stiamo arrivando a pensare: che "almeno questo qualcosa la fa"? E dunque che sia lecito fare in qualsiasi modo, basta che qualcosa venga fatta. Sono anni che il radicamento mafioso nei territori si sostanzia con la criminalità che si sostituisce allo Stato. Lo Stato non da sicurezza, non da lavoro. E così le popolazioni si rivolgono ai padrini. Almeno loro qualcosa fanno. E' davvero così che ragiona la città di Telesio?

Se è questo che pensiamo non basteranno diciassette consiglieri, una consiliatura finita, un commissario prefettizio, una indagine della magistratura.  Rivolgiamoci alla Vergine, guardiamo il suo volto: è il simbolo della città. Se qualcuno deve prendere su di sé la peste, è necessario che ci sia però qualcun altro che la denunci, che la faccia vedere, che la renda riconoscibile.

Questo è stato il nostro ruolo. Non pretendiamo che qualcuno ce lo riconosca. Ma siamo sicuri che i cittadini di Cosenza, svegliatisi dall'incantesimo, sapranno alla fine da che parte stare.

 

 

Sergio Nucci

Presidente "Polo Civico - Buongiorno Cosenza"

INTERVISTA A IL QUOTIDIANO DEL SUD DEL 2/3/2016

02/03/2016

 

«Cosa significa per noi riaprire il tavolo? Azzerare tutto e ripartire. Noi siamo pronti a ritirare il nostro candidato, a patto però che lo faccia anche il Pd. Si ragiona sulle regole, si ragiona sui requisiti che dovrà avere il candidato, si stende anche un identikit e poi si decide insieme. Per farla breve, noi siamo pronti a recuperare le ragioni dell’unità del centrosinistra a Cosenza se il Pd riporta le lancette indietro».

Sergio Nucci, ex consigliere comunale e leader calabrese di Scelta civica, forse non credeva di dover spiegare così tante volte che senso ha riaprire al dialogo con il Pd dopo aver abbandonato il tavolo dieci giorni fa sbattendo la porta. Eppure, la diatriba tutta interna al centrosinistra cosentino ha innescato ora un cortocircuito da cui pare difficile uscire adoperando le sole armi dialettiche della politica.

Insomma, Nucci, ci pare che i toni con cui il Pd ha acclamato Lucio Presta in questi ultimi giorni non includano disponibilità ad un passo indietro. Perché accanirsi allora? Perché il Pd dovrebbe riprendere il dialogo?

«Perché se pensano che solo grazie al’unità della coalizione si vince non possono chiedere solo a noi di fare marcia indietro. E perché se c’è qualcuno che ha già derogato agli impegni presi quello è il Pd. Nel percorso che ha portato alla sfiducia del sindaco Occhiuto attraverso lo strumento delle dimissioni c’era anche un impegno preciso del Pd ad indire le primarie. Devono ancora spiegare perché hanno cambiato percorso».

Il vostro gruppo ha raccontato di un «tradimento» consumato al tavolo del centrosinistra, di un’accelerata improvvisa con un foglietto, citiamo da Enzo Paolini, eteroscritto da Roma, per imporre la candidatura di Presta. Se così è, le cose sono due: o cercavano una rottura, o pensavano che avreste ceduto...

«Forse pensavano di avere davanti degli “accontentabili”. E hanno sbagliato. Io, come anche Enzo Paolini, non viviamo di politica, ma della nostra professione. Quando sono state raccolte le firme per defenestrare Occhiuto, sono sceso di notte da Napoli perché credevo fosse un atto politicamente necessario e perché certo non mi preoccupava la rinuncia ai gettoni di presenza. Io non ho un prezzo. E faccio accordi, come Enzo e il nostro gruppo, solo sul rispetto delle persone. Su questo non deroghiamo».

Immaginiamo che il Pd convochi di nuovo il tavolo. Com’è che la candidatura di Presta da «imposta» diventa per voi condivisa?

«Le ho detto che bisogna azzerare tutto. Discutiamo del metodo e sui requisiti che deve avere il nostro candidato. Non serve ad esempio che risieda stabilmente a Cosenza? Secondo me sì, vediamo se riescono a convincermi del contrario. È necessario che sia un cosentino illustre? E perché non chiederlo ai rettori Eugenio Gaudio e Aurelia Sole o allo scienziato Arnaldo Caruso? E ad ogni modo esistono sempre le primarie. Se la cosiddetta Alleanza civica si sente così forte perché non si misura con le primarie?»

Forse perché Presta non vuole farle?

«Questo è un altro aspetto interessante, in effetti. Chi si sottrae alle regole della coalizione non può farne parte e le dichiarazoni che Presta ha reso nella sua ultima conferenza stampa per me sono anche risultate indigeste. Mi creda, però, io non ho nulla contro Presta. Sa qual è il paradosso?»

Quale?

«Magari Presta poteva anche essere una risorsa per il centrosinistra. Con altri metodi si poteva anche portare la candidatura al tavolo – non dico sceglierlo – per una discussione serena. I modi scelti però hanno vanificato tutto»

 

di MARIA FRANCESCA FORTUNATO

GIOVANILISMO E NEOLOGISMI

03/02/2016

 

Sopralluogando sembra il gerundio di un verbo da utilizzare quando si vuole indicare una visita su un luogo interessato da lavori, catastrofi o teatro di iniziative varie. Molto usato, anzi abusato, sui social da chi queste visite le esegue spesso in pompa magna, con tanto di fotografo al seguito e commenti-post che esaltano il visitatore e il visitato.

Alle nostre latitudini (Cosenza n.d.a.) è diventata la parola preferita da quegli amministratori che, nel normale e dovuto svolgimento dei loro compiti, vogliono dar prova alla cittadinanza, tramite ogni tipo di media, che lavorano alacremente, addirittura più del necessario.

Peccato che il verbo “Sopralluogare” non esista. Nei dizionari della lingua italiana non v’è traccia del termine “sopralluogare”, che anche il computer segna rosso perché non lo riconosce. Non esiste, così come non esiste per tanti amministratori l’intenzione di mettere al primo posto gli interessi e l’incolumità dei cittadini, però si prodigano per essere presenti sui cantieri con alti tacchi. Non ci spieghiamo, infatti, i motivi per cui, dopo i tanti sopralluoghi effettuati in piazza Bilotti, ad esempio, con foto e commenti encomiastici, non sia stato mai notato l’enorme mezzo giallo, troppo spesso presente sull’unica strada che era rimasta aperta, ma chiusa proprio per la gru, intorno alla piazza, che sposta travi e materiali pesanti penzolanti sulla testa dei passanti. Chiudono la strada, ma non il marciapiede.

In tutti questi mesi a nessuno è venuto in mente di impedire il traffico pedonale sotto il lungo braccio della gru per assicurare l’incolumità dei passanti e di delimitare l’area come previsto dal Testo unico sulla sicurezza sul lavoro. Questa amministrazione non vuole proprio rispettare le regole, devo però constatare che vengono usati due pesi e due misure. Mi riferisco al fatto che, visti i tempi stretti per la consegna dei lavori di piazza Fera/Bilotti, i lavori procedono a ritmi folli, senza considerare le esigenze di chi vive a vario titolo (residenti, commercianti) nella piazza. Anche nel periodo delle feste l’unica strada che consente il transito delle auto intorno alla piazza è stata chiusa per i lavori, come è accaduto ultimamente nonostante le proteste dei negozianti andati in crisi non appena sono iniziati i lavori.

La chiusura nel periodo natalizio non ha fatto altro che peggiorare la loro situazione. Per altre zone, invece, quelle in cui sarebbero dovuti partire i lavori di rifacimento come Piazza Riforma e Piazza dei Valdesi (lavori ad oggi solo sulla cartta), è stato deciso di rimandare il tutto a dopo le feste per consentire alle attività commerciali ivi situate di non perdere il consueto “volume” di affari, né rendere difficoltoso il transito agli acquirenti. Perché non è stato riservato lo stesso trattamento anche ai commercianti di Piazza Bilotti?

L’ansia provocata dall’incertezza di terminare i lavori non può, non deve ricadere sui cittadini. Non c’era bisogno di fare annunci che prevedevano di poter “calpestare” la nuova piazza il 16 dicembre (del 2015). Bastava essere più realisti, soprattutto alla luce dei tanti sopralluoghi effettuati dai nostri amministratori, specialmente se gli amministratori in questione sono anche “tecnici”, conoscitori della materia edile e non solo.

I casi ora sono due: o non si hanno le giuste competenze o pur avendole si gioca di fantasia per edulcorare una realtà che potrebbe essere amara. Noi vogliamo optare per la fantasia, la stessa usata per coniare la parola “sopralluogando” e per tante altre invenzioni vendute come realtà assoluta.

Il giudizio sulle competenze, invece, lo lasciamo ai posteri.

 

Sergio Nucci

Consigliere Comunale di Cosenza

Presidente Gruppo "Polo Civico - Buongiorno Cosenza"